La situazione delle comunità LGBTQI in Europa Centro-Orientale: Albania

Il mio articolo per la rubrica Homo Wiadomo di East Journal sulla situazione della comunità LGBT in Albania… → Qui il testo completo dell’ articolo

La situazione delle comunità LGBTQI in Europa Centro-Orientale: Albania

1Come ha notato l’attivista del gruppo LGBT Pink Embassy/LGBT Pro Albania, Altin Hazizaj, il 17 maggiosarà un giorno speciale, la bandiera LGBT sarà issata per la prima volta a Tirana”. Tra pochi giorni, infatti, l’Albania celebrerà, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia (IDAHO), il primo Gay Pride della sua storia. La marcia sarà accompagnata da una serie di iniziative culturali, mostre, dibattiti, concerti, proiezioni di film e uno spot contro l’omofobia che sarà trasmesso in tv.

Mi sono già occupato delle vive polemiche che hanno accompagnato l’annuncio di questa importante manifestazione in un recente articolo pubblicato su East Journal. In questo post tenterò di offrire una visione d’insieme sulla situazione che gay, lesbiche, transessuali, bisessuali, intersessuali e queer vivono in questo paese.

La Repubblica d’Albania (Republika e Shqipërisë in albanese) conta poco più di 3 milioni di abitanti e confina a nord-ovest con il Montenegro, a nord-est con il Kosovo, a est con la Macedonia e a sud con la Grecia; le sue coste si affacciano sul Mar Adriatico e sullo Ionio. L’attuale Primo ministro è il leader del Partito Democratico d’Albania (Partia Demokratike e Shqipërisë, PD) Sali Berisha, che presiede un governo di coalizione tra partiti di centro-destra, mentre il Presidente della Repubblica è un altro dei leader storici del PD, Bamir Topi.

La situazione delle comunità LGBT albanese resta precaria e difficile, pur a dispetto di alcuni cambiamenti significativi che sono avvenuti negli ultimi anni: Le relazioni omosessuali furono legalizzate nel 1995 e nel 2010 il parlamento ha approvato un’ importante legge contro le discriminazioni che vieta ogni discriminazione, anche quelle sulla base dell’identità di genere e l’ orientamento sessuale. La misura é stata celebrata a giusto titolo dalla comunità internazionale e dalle istituzioni europee. Purtroppo, però, non esiste riconoscimento giuridico alcuno per le coppie e famiglie LGBT. Né sono previste procedure che permettano alle persone che si sottopongono ad una operazione di riattribuzione chirurgica di sesso di ottenere il riconoscimento amministrativo del cambio di genere.

Nell’ultimo “Rainbow Indexelaborato recentemente da ILGA-Europe il Shqipëria (Paese delle Aquile) ha ottenuto +6 punti (come Bulgaria, Francia, Romania e Serbia)  in una scala che va dal -4,5 della Moldova e della Russia al +21 del Regno Unito.

Omofobia Sociale

L’omosessualità é, per molti, ancora un tabù. L’omofobia sociale resta, infatti, uno dei maggiori problemi per la comunità LGTB. Un buon esempio del peso dell’omofobia sono i gravi incidenti che, nel 2010, seguirono il coming-out pubblico di Klodian Çela, un concorrente del Big Brother albanese. Il coming-out di Çela provocò, infatti, una vera e propria rivolta nella sua città natale, Lezhë. Centinaia di persone salirono per strada gridando “Lezhë é pulita. Non ci sono omosessuali da noi”. Le manifestazioni di Lezhë sono un caso estremo, ma la comunità LGBT é quotidianamente vittima  di gravi violenze, che si dirigono soprattutto contro la comunità Trans. Un fatto che é stato riconosciuto anche dal 2011 Progress Report on Albania elaborato dalla Comissione Europea. Il Rapporto elogia l’approvazione di misure contro le discriminazioni ma nota che molto resta ancora da fare per garantire il pieno riconoscimento dei diritti della comunità LGTB. Il rapporto nota inoltre che l’omofobia sociale é ancora molto forte e che le persone trans sono, in particolare, vittima di gravi violenze e insta le autorità locali a applicare pienamente le norme che hanno approvato. L’associazione Pink Embassy/LGBT Pro Albania ha raccolto e denunciato molti di questi casi di discriminazione in un dettagliato rapporto che ha presentato qualche mese fa.

…alimentata da Politici e Religiosi.

Recentemente hanno avuto grande eco, anche all’estero, le dichiarazioni del vice-ministro della difesa Ekrem Spahiu, che ha dichiarato al quotidiano “Gazeta Shqiptare” che l’unica cosa che gli faceva venire in mente l’idea di un Gay Pride era che i gay “dovrebbero essere presi a manganellate”. Ma le dichiarazioni omofobe di Spahiu sono lungi dall’essere un caso isolato. Troppo spesso politici (purtroppo anche di sinistra), religiosi e funzionari pubblici alimentano l’odio con dichiarazioni omofobe di una estrema violenza. Nel 2010, durante la giornata mondiale contro HIV/AIDS, il vice presidente della Commissione parlamentare sul Lavoro, Affari Sociali e Salute Tritan Shehu, dichiarò che “l’omosessualità deve essere trattata dai medici con gli ormoni e con cure psicologiche” (affermazioni per le quali Shehu é stato condannato).

I gruppi religiosi locali svolgono un ruolo altrettanto deleterio. Le organizzazioni islamiche (l’islam é la religione maggioritaria) considerano gli omosessuali “carne straniera” e una “minaccia per i fondamenti della famiglia”, e l’immancabile chiesa cattolica non manca mai di ripetere che “l’omosessualità é contro l’ordine naturale e la morale della società”.

Una situazione in evoluzione.

Nonostante le difficoltà, però, la situazione pare stare evoluendo nella buona direzione. Le dichiarazioni di Spahiu sono state immediatamente condannate dal primo ministro Sali Berisha che ha sottolineato che “l’Albania e’ un paese libero e nessuno puo’ pensare che noi limiteremo le manifestazioni”. Negli ultimi anni Sali Berisha ha mantenuto, almeno a parole, un atteggiamento positivo verso la comunità LGBTQI. Nel 2009 il politico conservatore albanese sorprese il mondo annunciando che il suo governo intendeva approvare una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso (l’annuncio provocò la furibonda reazione delle organizzazioni religiose e alla fine Berisha fu costretto a rinunciare al suo progetto). Quella discussione pose il tema dei diritti civili al centro dell’agenda politica e, sopratutto, contribuì a aprire un dibattito su questo tema in un paese dove, come abbiamo visto, questo é lungi dall’essere facile. Come ha dichiarato l’attivista Altin Hazizaj in un’ intervista: “in altre zone del mondo le attitudini verso l’omosessualità cominciarono a cambiare nel 1968, in Albania abbiamo cominciato nel 2010

Negli ultimi anni Pink Embassy/LGBT Pro Albania ha moltiplicato le iniziative. L’organizzazione sta monitorando l’applicazione, non sempre soddisfacente, della legge contro le discriminazioni e ha dichiarato che farà ricorso contro il codice sulla famiglia che, in violazione della costituzione albanese, proibisce il matrimonio egualitario. Il mero fatto che l’Albania stia per celebrare un Pride sul suo suolo é prova dei cambiamenti in atto nella società albanese. Questo successo é frutto dell’eccellente lavoro che gli attivisti del movimento LGBTQI albanese sono venuti facendo, in circostanze spesso molto difficili, negli ultimi anni.

Buon Pride al movimento e alla comunità LGBTQI Albanese!

Copyright © 2012 Eitan Yao.

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ps: Visto che  ormai mancano pochi giorni al festival musicale più deliziosamente gay del pianeta (parlo dell”Eurovision Song Contest, naturalmente!) vi lascio con il video di Suus, la canzone con la quale Rona Nishliu rappresenta l’Albania: